Dott. Andrea Papini, “Origini, forma e (dis)funzioni dell’apparato masticatorio in Homo sapiens”

Una prospettiva darwiniana Il pensiero che l’evoluzione non sia rilevante per la medicina in generale e per l’odontoiatria nello specifico, è miope e sbagliato: il nostro corpo non è stato progettato a priori ma si è evoluto attraverso la selezione naturale, una casuale variazione genetica con un successo riproduttivo differenziale.Conoscere la nostra storia evolutiva ci aiuta a capire perché il nostro corpo abbia questo aspetto e funzioni in questo modo: in tutti gli essere viventi ogni parte del corpo, ogni carattere specifico, non si sviluppa mai separatamente, ma attraverso un complesso reticolo di reciprocità anatomo-funzionali, un gioco di specchi nel quale con continue e reciproche influenze, la morfologia e l’attività di ogni componente si riflettono nelle altre, modificandole ed essendone a loro volta modificate.L’evoluzione di uno o più distretti anatomici è un arrangiamento di parti che si accordano tra loro come i singoli strumenti di un’orchestra, tenuta a eseguire un precisa partitura funzionale in risposta alle pressioni dell’ambiente nel quale una specie si trova a vivere.Nell’uomo tutto l’apparato masticatorio (forma e posizioni dei posizioni denti nonché le loro superfici occlusali, tessuti parodontali, ossa mascellari, muscolatura masticatoria e deglutitoria, articolazione tempo-mandibolare) si è evoluto non solo in risposta alle esigenze di alimentazione, ma adattandosi, influenzando (ed essendo a sua volta modificato) a due caratteristiche uniche, peculiari: la prima è data dalla postura in bipedismo obbligatorio tipico del genere Homo, la seconda esclusiva di Homo sapiens consiste nella estrema encefalizzazione caratteristicamente globulare.Nella nostra specie postura ed encefalizzazione globulare si sono plasmate filogeneticamente assieme al nostro apparato stomatognatico intessendo relazioni che si manifestano anche nella vita del singolo individuo: è compito di ognuno di noi essere consapevole della enorme complessità del sistema che ci troviamo curare ogni giorno della nostra professione, e cercare di fare del nostro meglio per non creare a volte…

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Se ‘a raggione s’addorme

Se tu se’ n’vero ommo de scienza,nun pò dà retta ar primo fregnone,che confonne r’sapere vero co’ ‘na scemenza,e accocchia ‘nzieme li denti co’ l’articolazzione:che se casomai ce stesse stà ‘nfluenza,anvedi  che lavori ce starebbero ne la medicina de l’evidenza! Ma ‘ndo stà scritto poi che su li denti se possa lavorare,pe’ mette a posto l’articolazzione temporomandibolare?E se quarcuno afferma che ce stà na relazzione…poverello c’ha solo avuto solo n’allucinazzione!Perché oggi un fatto non è un fatto,se nun tiene un arto fattore de impatto. Ascorta perciò ‘r vero sapere ennò ‘n opinione:se a l’ATM ‘na disfunzione c’hai,è cche strigni li denti, stà ‘n depressione,e pure manco ce lo sai. Però statte attento che s’evvero come evvero,che ‘a ricerca scientifica l’ignoranza scaccia,come n’faro potente contro ‘r bujo nero,se solo ala bibbliografia te se’ affidato,stó faro va a finì che te lo punti ‘n faccia,e passi da esse cieco a esse abbaijato.Seppoi ‘a statistica te sfama come un pupo cò ‘a zinna,e tutto r’resto t’appare comme n’vaso vòto che tintinna,se nun te basta più ‘a medicina del’evidenza,ecciai bisogno pure dela metanalisi,tutto doventa comme ‘na droga che nun po’ più fà senza,e lo discernimento tuo va ‘n paralisi. E quanno la clinica s’arendeecco mò che te s’apre tutto un mònno,dentro’r quale ‘a riflessione nun s’accendee ‘a ragion tua se ne pò annà ar sonno. E co’ ‘sto sonno è ‘nutile che se dimostri,se sà che prima o poi nascono mostri.  Anonimo Pratese